LABIRINTO D'AMORE
Alba
…e un’alba bianca inonda il mio cuore
gelando il sussurro del suo ultimo addio,
acceca i miei occhi nel pianto assopiti
e ne asciuga la brina.
… e un’alba gialla si alza sul mare
gialla come una collana.
Scioglie i suoi petali sulle onde agitate
e rabbrividisce cambiando colore,
impigliata nelle reti delle cianciole,
portata a spasso sulla riva
dalle vesti lunghe di una suora.
Il vecchio bagnino setaccia la sabbia,
gli ultimi resti di bivacco notturno
e l’ultima eco di un coro.
È un’alba fredda il tuo amore stasera
La luce le strappa i colori
E la pioggia scende in coriandoli
Beccati da mille gabbiani
anima mia
Sento il desiderio che t’inonda, anima mia.
Anima mia, al lungo viaggio ti spinge.
E percorri con agile parola
dall’umide labbra sfuggita
la valle dai dolci pendii.
E ascendi bianche colline
fino a rossi obelischi
posati su spiazzi di rosa.
Sento un desiderio impellente, anima mia.
Anima mia, un desiderio che ti scuote.
Scendi nella calda pianura
Fino in centro al pozzo di vita
E varchi il monte della dea
che il pomo scelse tra tutte,
per fermarti un attimo a riposare
nel bosco sacro, morbido, profumato.
Sento la brama ineluttabile che ti agita.
Anima mia. Credo che ti renda pazzo.
E schiudi l’ostrica segreta
di rosa tenero ammantata
e colta la perla clitoridea
penetri esitante, esitando
nell’oscura caverna di porpora
tiepida umida profonda.
Sento che sei spossata, anima mia.
Adagiati, ti prego, e sogna
fino in fondo all’oblio
al viaggio divino che hai fatto
nel dolce paese del suo corpo
come un fulmine
Come un fulmine
sei passata nel cielo sereno della mia vita
come un fulmine hai tracciato sul mio cuore
il monogramma infuocato del tuo nome
come l’onda hai accarezzato la spiaggia deserta del mio corpo
per lasciarvi la traccia umida delle tue carezze
come la luna sei passata nell’ombra blu della notte dei miei pensieri
per indicarmi la via sul prato fiorito di nuovi sogni
la mia casa
Com’è pulita, profumata la mia casa,
vestita a festa.
Non un grano di polvere,
nessuna brutta macchiolina.
I muri sono bianchi come neve
il rame e l’ottone brillano di mille luci.
Com’è pulita, profumata la mia casa,
i cristalli sembrano gocce di rugiada.
Sono finite anche le cose lasciate prima a metà,
sembrano più nuove di prima.
Com’è pulita, profumata la mia casa
vestita a festa
Le tende si asciugano appese alle finestre
e sono ancora profumate di bucato.
I marmi sembrano appena fatti
i vetri sembrano assenti.
Com’è bella la mia casa.
Eppure non ride
È muta senza i tuoi silenzi
È triste senza i tuoi sorrisi
Risuona solo dei miei passi,
agitati.
nella soffitta
Nella soffitta della mia testa
volteggiano montagne di polvere
sollevate dal vento del tuo passaggio
E in questa nebbia di pensieri
credo di scorgere la felicità dei miei vent’anni.
Alle finestre dei miei occhi
non c’è più luce
né ombre che danzino al chiarore del fuoco interno,
più niente,
le tende sono tirate.
.
Nell’anticamera della mia bocca tappezzata di rosso
trentadue poltrone d’oro e d’avorio
attendono la visita delle tue parole
e l’alito profumato del tuo amore.
Nel caminetto della mia gola
l’angoscia sempre accesa
mette in fuga torrenti di fumo,
fumo di tabacco, fiumi di paura.
Nel labirinto del mio ventre
si agitano mille spasimi
di una felicità appena assaggiata.
Al balcone del mio corpo
la bandiera è a mezz’asta
in segno di lutto.
Nella cantina delle mie pantofole
sonnecchiano due piedi freddi freddi,
ma nella cattedrale
nella cattedrale del mio cuore
c’è sempre un cero acceso per te.
stalattiti
Le stalattiti colano dai tetti,
trasparenti come sguardi d’amore
di primi amori.
Bianchi i campi, luminosi
come il suo seno, come il suo ventre
dimenticati dal sole d’estate,
bianchi,
macchiati solo dal volo triangolare
delle ali nere del corvo.
Cade la foglia,
ultima rimasta,
tagliata nel cielo di piombo
l’ultima arrossata d’autunno,
cade volando sommessa
farfalla morente senza calore.
Mille fiocchi di neve volano in cielo:
api pungenti, chiare
come i riflessi della primavera nei suoi occhi di giada
e dolcemente si posano sul tappeto bianco
del cortile
per riposarsi o morire.
Le dita nere dei rami
Tesi verso le nuvole
Pregano il sole.
tanti anni fa
Lui entra pian piano nella camera, la luce scura delle braci,
nel camino quasi spento, rischiara appena il letto.
Lei dorme,
dorme con la testa contro il muro, come se il letto fosse troppo corto,
dorme raggomitolata, con i gomiti contro il ventre,
con le mani ripiegate sulle braccia,
chiusa su se stessa come un millepiedi in pericolo.
Il suo respiro è cosi dolce, così lento e tranquillo che pare morta,
il suo viso è sereno, liscio, vellutato, senza una ruga, senza una piega.
Le sue labbra, sensuali come quando aveva vent’anni,
disegnano di rosa le ali flessibili del gabbiano in volo,
i suoi occhi hanno chiuso gli scuri delle palpebre,
per guardare, dentro, i sogni quotidiani.
Lui sente sorgere in sé un desiderio tenero di possedere tanta dolcezza,
si avvicina lentamente e scivola tra le lenzuola.
Sfiora il corpo caldo, lo sente tutto contro di sé,
respira il profumo dolce della sua pelle, che ha gusto di latte.
Con la mano, ombra leggera tra le ombre,
percorre la curva generosa dei suoi fianchi turgidi,
le cosce affusolate,
con le labbra sfiora i capelli biondi, spolverati dalla cenere del tempo…
Ma ecco, Lei si gira.: Tanti anni fa si sarebbe girata verso di Lui.
Tanti anni fa sognava di lui.
Ora si gira dall’altra parte, prigioniera dei suoi sogni,
forse delle sue paure, forse per sfuggire a questa realtà così semplice che è noia
così complessa che è lotta per sopravvivere, per dire, per tacere, per amare
lotta di sé contro le cose, di sé contro gli altri, di sé contro sé.
Forse è solo stanca nel suo corpo, nel suo spirito, nel suo cuore,
stanca.
Lui si accascia immobile, chiude gli occhi e sogna,
è stanco, anche Lui.
Venere liberata
Occhi di ghiaccio
Testa di fuoco
Seni di giada
Culo di marmo
Notti di veglia
Sogni d’amore
Cuore di pietra
Solo dolore.