Autodidatta e principiante fui entusiasmato dalle opere esposte, negli anni 60 da artisti come Allen Jones, R.B. Kitaj, James Rosenquist e soprattutto Tom Wesselman.
Opere nuove e vivaci che si ispiravano alla cultura popolare nel suo insieme (compresi i mass media).
Fui attratto dalle ricerche di Kitaj, dallo spirito di sintesi tra scultura e pittura di Jones e tra figurativo ed astratto di Rosenquist. Wesselman nelle opere da lui stesso definite “fette di vita” utilizzava pittura, scultura, collages in un insieme architettonico che mi affascinava.
Gli artisti utilizzavano numerosissime tecniche che sperimentavano con grande libertà e ricchezza d’immaginazione.
Ciò mi permise di esprimermi come meglio potevo senza sottostare ai dettami della “grande pittura”
In queste prime opere cercai, nel modo più semplice, di comunicare espressioni con la pittura, sensualità con il rilievo ed una certa astrazione con inquadratura e dimensioni.
Furono esposte alla Galleria Zunini di Parigi nel maggio del 1968 ma a causa dei movimenti studenteschi la mostra durò solo un’ora.